L’incredibile storia di Carlos Henrique Raposo “Kaiser”

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Per oltre due decenni e mezzo, è riuscito a ottenere contratti con squadre di calcio in Brasile e in altre nazioni, anche se in realtà non conosceva il gioco stesso: questa è la sorprendente storia del “Kaiser“.

Non è una storia sicuramente come quella di Sócrates, ma forse più particolare e divertente sotto certi punti di vista.

Carlos Henrique Raposo, più comunemente conosciuto come “Kaiser“, ha compiuto l’incredibile impresa di ottenere contratti da professionista con alcuni dei più rinomati club calcistici del Brasile e non solo, nell’arco di 26 anni, pur non avendo alcuna idea di come si gioca. La sua storia è ormai leggendaria come quella dei più grandi campioni di calcio e sembra uscita da un film degli anni ’80 “L’allenatore nel pallone”, con realtà e finzione a volte indistinguibili.

Aiutato da un’ampia cerchia di conoscenze e conoscenze che aveva stabilito nel tempo, nonché dai favori che faceva a giocatori e dirigenti delle squadre in un’epoca in cui le notizie non si diffondevano così rapidamente a causa della mancanza di Internet, ha goduto di uno stile di vita confortevole come giocatore di calcio professionista.

Quando era il suo turno di giocare, trovava qualsiasi modo per evitare di entrare in campo: fingeva di essere ferito, iniziava a litigare con gli altri giocatori o con gli spettatori e inventava qualsiasi scusa. Oltre a questo, era un maestro nel conquistare il cuore delle persone al di fuori del gioco: era abile nell’arte della parola, che gli permetteva di dire bugie credibili, ed era il dominatore della vita notturna. A Rio de Janeiro conosceva tutti i locali e molte delle donne che vi abitavano, portava i suoi compagni di squadra ai raduni e offriva loro compagnia femminile.

Come ha fatto a ingannare tutti il Kaiser?

La sua strategia per ingannare dirigenti e allenatori era la seguente. Da sempre la sua dote migliore era fare amicizie e farsi volere bene: negli anni ’80 era sempre al seguito di calciatori come Carlos Alberto Torres, Rocha, Renato GauchoRomarioEdmundoBranco..solo per citarne alcuni.

In un’epoca senza internet, senza pay tv e senza procuratori in giro per le sedi delle grandi società, Kaiser semplicemente approfittava della mancanza di informazioni. Ogni volta che un suo amico famoso era ingaggiato, lui riusciva a farsi inserire come contropartita nella rosa. Firmava un contratto “di rischio”, una specie di “prova” per circa tre mesi e con uno stipendio base.

A vederlo, fisicamente, sembrava proprio un giocatore. Solo la “prova pallone” poteva smentirlo. Ai primi allenamenti se la cavava con la scusa di essere fuori forma, per cui faceva solo giri di campo. Ma quando poi doveva cimentarsi con la palla allora metteva in atto il piano B.

Alla prima occasione chiedeva a qualche compagno di fargli un’entrata dura e simulava ora una distorsione, ora uno stiramento. E dato che non c’erano la risonanza magnetica e altri esami medici specifici riusciva a passare settimane in infermeria. Gli allenatori aspettavano il suo recupero e lui intanto si metteva in tasca 2-3 mesi di salario. Quando la situazione si faceva difficile da sostenere, grazie all’aiuto di un altro amico, passava in un nuovo club e la storia ricominciava.

Tutti i calciatori suoi compagni sapevano che Kaiser non era un vero calciatore ma lo aiutavano e lui sapeva come farsi volere bene. Kaiser frequentava i night club e le discoteche più movimentate di Rio in quegli anni, e in coppia con Renato Gaucho approfittava di essere calciatore per rimorchiare molte donne.

Quando le squadre, per una trasferta o per ritiro, andavano in albergo lui arrivava tre giorni prima con dieci donne e affittava delle stanze due piani più in basso rispetto alle camere dei giocatori. Così di notte, non c’era bisogno di organizzare fughe nascoste..bastava solo scendere le scale!

Per non essere smascherato però, Kaiser aveva bisogno di mantere buone relazioni anche con la stampa. A loro distribuiva magliette autografate dei club dove giocava, passava alcune informazioni in esclusiva e in cambio riceveva articoli di elogio dove era chiamato “bomber”, “goleador” e questo gli procurava nuovi contatti e proposte di contratto. Tanto che quando arrivò al Bangu, in un giornale dell’epoca qualcuno scrisse: “Il Bangu ha già il suo re: Carlos Kaiser”.

In 20 anni di carriera, Kaiser è entrato in campo poche volte, mai in Brasile. E tutte le volte si faceva sostituire per infortunio. Nell’Ajaccio però, l’ultima sua squadra, ha provato a giocare per davvero ed è rimasto per ben 2 anni pur collezionando poche presenze e pochi spiccioli di partita.

LA LEGGENDA DI CARLOS ‘KAISER’

È innegabile che Kaiser fosse in costante ascesa nel mondo del calcio, ottenendo un contratto dopo l’altro, fama, notorietà e ottimi affari. Non riuscendo a progredire nelle sue abilità di base, si concentrò sul personaggio che stava creando per se stesso, e ci riuscì; era sempre vestito di tutto punto, visto sulle spiagge di Rio e nei club di lusso, circondato da donne attraenti che incantava con la sua lingua d’argento, dichiarando di essere un giocatore di calcio.

Durante il suo periodo al Botafogo, giocava raramente e la sua routine durante gli allenamenti comprendeva una delle sue mosse tipiche: fingere un infortunio per rimanere fuori dal gioco per mesi.

Il contratto fantasma con il Gazelec Ajaccio

l racconto di Kaiser porta con sé un pizzico di giallo. Carlos sostiene sempre che il suo contratto con il Gazelec Ajaccio è stato ottenuto grazie al suo connazionale Fabinho, che era un suo amico. Racconta che, al momento della firma, gli fu presentato uno stadio che, sebbene molto più piccolo di quelli a cui era abituato a Rio, era pieno di gente. Pensava di limitarsi a salutare i tifosi, ma poi si è reso conto che c’erano dei palloni in campo e che doveva dimostrare la sua abilità nel dribbling. Aveva paura che la sua mancanza di esperienza venisse scoperta. Nel tentativo di distogliere l’attenzione dalla sua paura, presentò alla presidentessa un mazzo di fiori, fu avvolto in una bandiera da corsa e iniziò a raccogliere i palloni e a lanciarli agli spettatori. La folla si scatenò. Alla fine, tutte le palle erano finite.

Tuttavia, lo stesso Fabinho ha recentemente rinnegato le sue stesse parole. Nel documentario afferma: “Kaiser non è mai stato al Gazelec Ajaccio. Ho vissuto in Corsica per cinque anni e non potevo più accettare le falsità di Carlos”.

Il ritorno in Brasile

Carlos ha acquistato una maglia del Gazelec dal suo connazionale e ha acquisito molte conoscenze sulla Corsica, che ha poi raccontato in televisione. Inoltre, ha presentato anche una presunta tessera del 1987/88, che ha accresciuto ulteriormente la sua fama.

Inoltre, ha firmato un contratto con il Fluminense in due occasioni e con il Vasco da Gama. Ha ricordato un incidente in cui un centrocampista del Fluminense ha dato un pugno a qualcuno in un locale notturno e lui si è assunto la colpa del gesto in cambio di un contratto con il club.

Al Vasco, organizzava incontri con intrattenitori femminili per i suoi compagni di squadra e per i giornalisti. In occasione delle trasferte della squadra, si è assicurato che i compagni avessero compagnia femminile nelle loro camere d’albergo, anche quella del presidente.

Al Vasco da Gama, Carlos ricorre al suo solito stratagemma di fingere di essere ferito e di avere Bebeto come collega. Aveva già incontrato Bebeto al Flamengo, ma non lo disse a nessuno. Poiché non si capiva la causa dei suoi problemi fisici, il club cercò di fare di tutto per farlo guarire, facendo persino intervenire Pai Santana che usò la stregoneria per cercare di guarirlo. Fu una giornata esilarante, perché tutti sapevano che Kaiser stava esagerando.

Carlos chiese a Santana di lasciar perdere e chiarì che in realtà era in buone condizioni, ma non voleva giocare. Gli disse: “Ecco i tuoi soldi, voglio essere infortunato per tutta la vita”. Oltre a giocare per i quattro grandi di Rio, Carlos ha gareggiato anche in piccoli club come l’America e il Bangu. La sua esperienza in quest’ultimo è stata particolarmente degna di nota perché era supervisionato da Castor de Andrade, una delle persone più influenti e intimidatorie del Brasile. Carlos riuscì a conquistare il favore di Castor grazie alle sue capacità oratorie e al suo fascino.

In un’occasione, mentre Kaiser era in giro per i locali notturni di Rio, ricevette una telefonata dal suo allenatore che lo informava che sarebbe stato messo in panchina. Quando Castor, dagli spalti, chiamò l’allenatore per far entrare Kaiser in campo, la situazione sembrò disastrosa. Tuttavia, Kaiser ha avuto un colpo di genio: ha avuto un alterco fisico con un gruppo di tifosi che lo avevano insultato per i suoi capelli lunghi, e di conseguenza è stato espulso dalla partita prima ancora che iniziasse. Quando il presidente arrivò nello spogliatoio nell’intervallo, era pronto a esplodere, ma prima che potesse farlo, Kaiser gli disse che Dio gli aveva dato due padri, uno dei quali aveva perso e l’altro era il presidente stesso. A questo punto il suo contratto scadeva quella settimana, ma dopo questo episodio Castor lo abbracciò e gli offrì un prolungamento di sei mesi.

La vita oggi, la caduta in rovina e la sua nuova vita

Negli anni Novanta, Kaiser continuò a giocare tra i dilettanti e appese gli scarpini al chiodo solo nel 2003, quando aveva quasi 40 anni.

Una volta ha detto: “Ogni squadra in cui ho giocato ha festeggiato quando sono entrato e quando sono uscito”.

Kaiser è stato un calciatore professionista per 26 anni e ha fatto parte di almeno 16 squadre, tra cui una in Portogallo. Si dice che abbia collezionato circa 30 presenze in carriera, senza però riuscire a segnare un gol. Per i suoi video era solito fare dei fotomontaggi per rendersi più popolare.

Commentando la sua carriera, Kaiser ha detto: “Forse non ero una grande star nella mia generazione, ma in questa sarei stato una star del calcio”.

In un’intervista rilasciata a “Extra Time” de La Gazzetta dello Sport, Kaiser ha rivelato che quando era alla Gazélec si vociferava di un interesse del Vicenza nei suoi confronti, ma non se ne fece nulla. Non sentiva il bisogno di lasciare la squadra, perché tutti gli erano molto affezionati. È difficile stabilire la veridicità di questa affermazione, visto che è lo stesso Kaiser a raccontarla.

La sua vita personale stava attraversando un periodo difficile: si era sposato (con Djalminha come testimone) e aveva avuto un figlio, che aveva trascurato a causa del suo comportamento irregolare. Tentò di riallacciare i rapporti con la famiglia, ma nel frattempo perse sia il figlio che la moglie. Si risposò, ma anche la seconda moglie morì. Le disgrazie lo colpirono anche fisicamente: una mattina si svegliò cieco da un occhio.

Dopo alcuni anni di assenza dalla scena pubblica, è riuscito a rimettersi in piedi grazie all’aiuto di alcuni suoi vecchi alleati e di Renato Portaluppi, che considerava una figura paterna. All’inizio degli anni Duemila, ha iniziato a condividere la sua storia in TV e la sua fama è tornata. Oggi lavora come personal trainer per clienti donne in una palestra di Rio, una carriera che lo appassiona. Quando si tratta di ingannare molti club, non si fa scrupoli. La sua frase preferita è: “I club ingannano molti giocatori, quindi era necessario che qualcuno li vendicasse”.